Resistenza/resilienza

>> scarica il file in formato pdf

 

Coordinatore: Elio Borgonovi

La contaminazione tra i diversi campi del sapere si manifesta anche con il frequente passaggio dall’una all’altra di termini. È di grande attualità quello di resilienza che dalla scienza dei materiali, dalla psicologia e biologia, è diventato, da qualche anno, di uso comune nel campo della economia e del Management, tanto è vero che è stato recepito dall’acronimo del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Un uso che esprime un carattere positivo come capacità dei sistemi economici e sociali di non crollare a seguito di eventi eccezionali e imprevisti quali sono, ad esempio, pandemie, innovazioni radicali (Disruptive Innovations) o crisi profonde, come quella del 2007-2008.

Il termine-concetto di resilienza viene considerato in genere come contrapposto a quello di fragilità, che indica rottura di un materiale o fallimento di una impresa e, in casi drammatici, di interi sistemi economico-sociali. Spesso è usato anche come contrapposto a quello di resistenza, intesa come capacità di persone, imprese, sistemi economici e sociali di superare momenti o periodi di shock e di difficoltà.

Peraltro il concetto di resilienza richiede una specificazione perché, con riferimento all’economia e ai sistemi sociali, non indica solo la capacità di non rompersi di fronte a eventi eccezionali (i cigni neri), o di auto-ripararsi (dimensione biologica relativa al corpo umano e che oggi si estende anche al campo dei robot), ma soprattutto anche la capacità di reagire reinventando soluzioni per recuperare nuovi equilibri. Una esigenza che ha spinto molti studiosi, Policy maker, imprenditori, manager a parlare di resilienza trasformativa per sottolineare che “nulla potrà essere uguale a prima”.

Il tema prescelto per la V Giornata APAFORM Come e con chi costruire le competenze del futuro richiede una riflessione che deve partire dalle seguenti domande:

  1. Resistenza e resilienza sono realmente concetti alternativi o sono complementari?
  2. Come coniugare la resistenza sui valori fondamentali della società, dell’economia e del management con la resilienza, cioè l’adattamento a un mondo che cambia? Esiste il rischio che la resilienza si traduca in un abbandono dei valori/principi fondanti della società, dell’economia e del management?
  3. L’eccessiva concentrazione sulle misure di resistenza (ad esempio le politiche dei ristori e dei sostegni, il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione in deroga e le varie proroghe, i bonus di ogni tipo) non rischia di ridurre la resilienza trasformativa?
  4. Nel campo della formazione, le esigenze e gli obiettivi reskilling e upskilling rischiano di restare pure dichiarazioni se si perde il concetto di skills, in senso lato (conoscenze, abilità, competenze, professionalità)?
  5. Come possono le istituzioni formative coniugare la duplice responsabilità di perseguire contestualmente resistenza, accumulo e consolidamento dei saperi e resilienza, contributo alla generazione di saperi nuovi?

 

Ricerca il tuo corso
AREA RISERVATA SOCI APAFORM